Errori medici, di chi è la colpa? Come essere risarciti in caso di danni
“Siamo uomini, e la scienza medica non è infallibile”
Di certo non si può ignorare che a volte l’errore medico costituisce, per chi lo subisce e per i suoi familiari, un vero e proprio dramma.
Un intervento chirurgico mal riuscito può trasformarsi, infatti, nell’inizio di un vero e proprio “calvario” per la vittima, che non di rado culmina con una richiesta di risarcimento danni da parte dei pazienti o dei parenti sopravvissuti nei casi di morte del proprio caro.
Frequenti, inoltre, sono le convinzioni secondo cui l’ospedale non avrebbe prestato adeguata assistenza, che i medici hanno sbagliato o che l’intervento è stato totalmente inutile e inefficace.
Si potrebbe parlare per ore delle inefficienze del sistema sanitario, così come si potrebbe discutere per giorni della fallibilità di determinate terapie o trattamenti sanitari.
Ma quali sono realmente le condizioni per richiedere un risarcimento e fino a che punto possiamo dunque pretendere una certa “infallibilità” dalla scienza medica?
Errori medici: come essere risarciti
La medicina non è una scienza esatta e ogni pretesa di esattezza e infallibilità dev’essere accantonata quando si riflette sulle potenzialità e i limiti della medicina stessa, considerando che ci muoviamo sempre tra una base scientifica rigorosa e lo sviluppo di un’attività decisamente condizionata da una pluralità di variabili soggettive.
Questo non vuol dire, sia chiaro, che dobbiamo rinunciare ad avere delle evidenze scientifiche e a non essere “scientifici”, tutt’altro, vuol dire solo che dobbiamo imparare ad usare queste evidenze allo scopo per cui la legge ne riconduce determinati effetti/conseguenze giuridiche.
Dal punto di vista giuridico, infatti, l’obiettivo perseguito è la sicurezza delle cure quale parte costitutiva del diritto alla salute.
Si tratta, dunque, di definire in quale misura e a quali condizioni determinati fatti compromettono la sicurezza delle cure e determinano in capo al soggetto danneggiato un diritto al risarcimento del danno, con ciò, senza voler abdicare dal rimproverare determinate azioni, o voler sostenere che esista una “crisi” della medicina o che non sia possibile fare nulla contro determinati comportamenti.
Alcune vicende che possono sembrare come casi di malasanità in realtà non lo sono.
Quando è possibile parlare di “errore medico”?
Capita spesso che molte persone confondino l’errore “vero”, giuridicamente rimproverabile, con altre criticità, irrilevanti dal punto di vista giuridico.
Ad esempio una cattiva/generica gestione delle complicanze chirurgiche o un’anamnesi frettolosa, ma corretta, ancora difetti di comunicazione tra personale sanitario e paziente, o altre ipotesi che non sono di per sé sinonimo di “errore medico” giuridicamente rilevante.
Talvolta, si percepiscono come conseguenza di un presunto errore sanitario, situazioni in cui il medico si è attenuto scrupolosamente alle regole di condotta e dove, il peggioramento dello stato di salute, è dovuto piuttosto a patologie preesistenti del paziente stesso.
In realtà, nel processo di cura e di guarigione possono concorre altri fattori e variabili, come la reattività del paziente alle cure, un determinato stato psicofisico del paziente stesso, tali per cui la mancata guarigione può non dipendere esclusivamente dalla prestazione del medico, e di cui senz’altro dobbiamo tenerne conto nel processo di valutazione di un’eventuale risarcibilità dei pregiudizi sofferti.
Insomma non abbiamo un diritto a non ammalarci, ma possiamo pretendere che la prestazione sanitaria rispetti determinate regole per la nostra sicurezza.
Perché, quindi, si possa essere risarciti in caso di danni medici occorre fare riferimento alle regole di diligenza professionale che il sanitario è tenuto a rispettare nello svolgimento della sua attività specialistica.
Ai nostri fini, dunque, un errore medico è, in linea generale, una divergenza da una regola di condotta.
L’errore si ha quando medico compie una azione difforme da quella prevista, oppure omette di agire là dove un obbligo di protezione gli imponeva di farlo.
La regola di condotta che il medico è tenuto a rispettare nell’esercizio della sua attività va ricercata nelle raccomandazioni previste dalle cd. “linee guida” elaborate da enti e società scientifiche iscritte in apposito elenco tenuto dal Ministero della salute.
In mancanza di tali raccomandazioni, i medici devono attenersi alle cd. “buone pratiche clinico-assistenziali“.
Si parla di negligenza medica, nel riferirci all’atteggiamento passivo di chi non osserva ciò che è doveroso fare, di chi, come il medico, per disattenzione o per superficialità, non rispetta quelle regole comuni di diligenza (precisione, cura, scrupolo) che è legittimo attendersi da persona abilitata all’esercizio della professione medica e che sono osservate dalla generalità dei medici.
Un trattamento sanitario, o un intervento medico, per concretare errore medico, risarcibile, deve essere caratterizzato da “colpa”.
Verificare che il medico era in colpa, altro non vuol dire che verificare la violazione di regole cautelari che, se rispettate, avrebbero evitato il danno che poi si è verificato e di cui si vuole chiedere il risarcimento.
Errori medici: cosa fare e come essere risarciti in caso di danni
In casi di eventi avversi, è facile rinvenire la responsabilità di quell’evento ad un errore a monte e attribuire la responsabilità ad altri.
Tuttavia, non basta accertare l’evento avverso, ammesso che sia tale e che non fosse già presente una qualche complicanza, per addossare responsabilità e avanzare pretese nei confronti dei sanitari, ma occorre anche quella che chiamiamo la “conferma in diritto”.
Non ogni errore è risarcibile e non basta lamentare la mancata guarigione o il peggioramento delle proprie condizioni di salute.
In ambito di responsabilità professionale sanitaria, infatti, occorre dimostrare la connessione tra la condotta del professionista, il quale non si è adoperato secondo diligenza professionale richiesta, e l’evento avverso, lesivo, quale diretta conseguenza di quella medesima condotta/omissione.
Sul punto, dobbiamo tener presente alcuni considerazioni:
- ogni richiesta di risarcimento, se ben impostata, nasce da un’analisi dei fatti dettagliatamente ricostruiti sotto una lente di ingrandimento medico-legale;
- un’approfondita analisi medico-legale, da parte di professionisti specializzati, è ciò che ci consente di definire con elevato grado certezza le responsabilità dei sanitari;
- l’esatta quantificazione dei danni non è rimessa alla discrezionalità di ognuno di noi, sulla base del nostro vissuto, ma si rifà a tabelle di legge o comunque generalmente riconosciute dai Tribunali che definiscono una scala di punteggio per ogni tipologia di danno.
Sulla base di queste considerazioni è facile comprendere che prima di intentare richieste speculative, o avviare futili giudizi, sulla base di valutazioni sommarie ed incerte, e vedersi così rigettare le proprie richieste, magari a distanza anche di molto tempo, è opportuno procedere ad una valutazione preliminare del caso per verificare la presenza dei requisiti di legge illustrati in questo articolo.
Il vantaggio che si ottiene attraverso una valutazione preliminare è quello di evitare di agire legalmente quando non ci sono i presupposti di legge o, tantomeno, apprezzabili probabilità di successo.
A tal fine, è consigliabile in prima battura, richiedere copia autentica della cartella clinica alla struttura (ospedale, clinica privata, struttura socio sanitaria) presso la quale è stato eseguito il trattamento sanitario.
In questo articolo “Cartella clinica: come richiederla, guida completa“, si possono trovare alcune indicazioni utili; in caso di difficoltà o problemi con il rilascio della documentazione, è buona prassi farsi supportare da un professionista per assicurare l’esercizio dei propri diritti.
Lo step immediatamente successivo è quello di raccogliere tutta la documentazione medica riferita al caso e di rivolgersi ad uno Studio Legale specializzato in malasanità, al fine di comprendere se si tratta davvero di un errore sanitario e non di mere complicanze o altre situazioni non risarcibili, nei termini visti in questo articolo.
Inopportuno e sconsigliato, poi, sarebbe fare di testa propria, o rivolgersi a soggetti poco qualificati che speculano su queste situazioni di difficoltà e insicurezza.
In questo caso è raccomandato rivolgersi ad un Avvocato e al suo team di medici legali e specialisti di riferimento, dal momento che, l’accertamento di un danno da responsabilità medica fa parte di un percorso lungo e impegnativo che implica l’attivazione corretta di determinati figure professionali per l’accertamento di un eventuale errore medico.
Un’analisi obiettiva e professionale del caso, è un filtro di giudizio molto importante, soprattutto per quelle cause che potrebbero avere una scarsa probabilità di successo.
Per essere sicuri ed evitare questo rischio, consulta questa pagina.

Avv. Angelo Forestieri
Avvocato con focus sulla Responsabilità civile e il Risarcimento danni alla persona e autore di varie pubblicazioni nei principali portali giuridici sui temi della responsabilità medica e della struttura sanitaria.
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