Malasanità: quando scatta il risarcimento?

Com’è possibile dimostrare di essere vittima di malasanità e come si fa ad ottenere il risarcimento dei danni subiti?

In realtà, se pensi che in caso di malasanità il risarcimento scatti in automatico, non sei sulla buona strada, dal momento che non è sufficiente il peggioramento di salute per sostenere che la struttura debba ripagarti.

Se fosse “automatico”, infatti, si assisterebbe ad un blocco della medicina dal momento che nessuno interverrebbe più per la paura di dover ripagare il danno ogni volta che non si sia avuto l’esito sperato.

Occorrono, quindi altre condizioni perché scatti in casi di malasanità, il risarcimento.

Vediamo allora insieme quali sono i presupposti per fondare una solida richiesta in caso di malasanità e cosa bisogna dimostrare per ottenere un risarcimento per i danni subiti.

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Malasanità: quali sono i presupposti per chiedere il risarcimento danni?

1)    La condotta o l’omissione colpevole

Il rapporto che si instaura tra paziente e casa di cura ha natura contrattuale e trova la sua fonte in un atipico contratto che si instaura nel momento dell’accettazione del paziente in ospedale, e da cui nascono reciproci obblighi da una parte e dall’altra, così come avviene in tutti i contratti che conosciamo.

La particolarità di questo contratto consiste nella tipologia di obblighi e prestazioni in capo alla struttura la quale, in prima battuta,  è tenuta ad ad obblighi di tipo alberghiero, tra cui:

  • messa disposizione di stanze di degenza,
  • vitto, alloggio e pulizia
  • riscaldamento
  • salubrità dei locali
  • idoneità dei locali
  • messa a disposizione del personale medico ausiliario, del personale paramedico
  • apprestamento di tutte le attrezzature necessarie, anche in vista di eventuali complicazioni ed emergenze.

La struttura, inoltre, ha anche obblighi di tipo “organizzativo” relativamente alla:

  • sicurezza delle attrezzature e dei macchinari
  • vigilanza e custodia dei pazienti

Il mancato rispetto di questi obblighi è suscettibile di responsabilità se ricorrono anche gli altri presupposti previsti dalla legge.

Così, ad esempio, nel caso di infezioni ospedaliere, ogni struttura sanitaria è tenuta a rispettare le norme di igiene e tecnica ospedaliera per ridurre al minimo possibili i rischi di infezione, e deve attenersi a determinati protocolli procedurali, di isolamento, sterilizzazione di dispositivi medici e ferri, lavaggio biancheria, corretto smaltimento rifiuti etc.

Le infezioni ospedaliere sono, infatti, causate dalla presenza di microrganismi patogeni presenti negli ambienti ospedalieri.

L’infezione ben può essere causata dalla scarsa pulizia della strumentazione, o delle mani o semplicemente dalla scarsa pulizia della struttura stessa, addebitabile alla sua negligenza.

Tutte queste mancanze si sommano e identificano, quindi, la condotta o l’omissione colpevole in capo ai sanitari.

2)     La lesione e il danno

Giuridicamente, il danno è rappresentato dalle conseguenze derivanti dalla lesione all’integrità psicofisica.

Nei casi di malasanità, per ottenere il risarcimento dei danni subiti occorre un risconto, medico-legale, che documenti la lesione del bene salute.

Diversamente da quanto si possa ritenere, il danno non è “automatico”, per il solo fatto della lesione subita, che non è risarcibile in sè.

Infatti, per ottenre un risarcimento del danno da malasanità, è importante saper dimostrare tutte le conseguenze negative e pregiudizievoli che ne sono conseguite.

Solo così è possibile essere ripagati di tutte le implicazioni negative che la lesione ha avuto nella nostra vita.

I pregiudizi  che possono essere risarciti sono sia di tipo patrimoniale sia di natura non patrimoniale.

I pregiudizi non patrimoniali, legati alla sofferenza interiore o al cambiamento del proprio stile di vita, sono risarciti sulla base di tabelle predefinite. Questo serve a garantire un trattamento omogeneo ed evitare risarcimenti sproporzionati.

Ciò non toglie che gli importi possono essere aumentati o diminuiti a seconda dei casi e delle conseguenze subite.

In pratica, il medico legale accerta una determinata invalidità, attribuendo quindi un punteggio che corrisponde secondo tabella ad un determinato valore economico.

Per casi meno gravi le tabelle sono stabilite dalla legge e corrispondono a quelle in uso nell’ambito assicurativo per i danni cagionati dalla circolazione stradale (di cui agli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni private D.Lgs. n.209/2005).

Negli altri casi si utilizzano le tabelle di risarcimento predisposte dai Tribunali, tra cui ad esempio quelle più in uso sono quelle del Tribunale di Milano che puoi consultare direttamente qui.

3)     Il nesso di causalità

Il passo successivo richiede che venga individuato, e dimostrato, un preciso legame tra due fatti: condotta colposa e danno. Tecnicamente si chiama nesso eziologico, e rappresenta il legame esistente tra la condotta negligente e il danno subito dal paziente.

Diremo che l’evento (danno) può essere imputato ad una persona o a un soggetto solo se sia conseguenza della sua condotta.

Per dimostrare questa relazione la legge non richiede un grado di certezza assoluto, ma ritiene sufficiente adottare un criterio di probabilità logica. 

Ciò vuol dire che, tra tutti i fattori ipotetici verosimilmente idonei a determinare quell’evento, per determinare l’antecedente più significativo alla produzione del danno, selezioneremo quello che con più probabilità rispetto ad altri, lo avrebbe causato.

In pratica, nel caso di un’infezione ospedaliera, ad esempio, per stabilire se l’infezione si è realizzata come diretta conseguenza delle mancate misure di sicurezza igieniche adottate dall’ospedale, dobbiamo sgomberare il campo da dubbi ed accertare che l’infezione non era presente quando il paziente è entrato in ospedale, per evidenziare, quindi, che non poteva che insorgere durante il ricovero e il trattamento stesso presso la struttura medesima. Con l’aiuto della scienza medica, sappiamo infatti, che, sono da considerare infezioni correlate all’assistenza, quelle in cui i sintomi e i segni sono insorti a partire dal terzo giorno di ricovero in poi (dovendosi reputare esterne quelle presenti fin dall’ingresso in ospedale).

Conseguentemente, nell’esempio, possiamo collegare le infezioni, con un ragionamento logico-probabilistico, all’inadeguatezza della attività assistenziale prestata al paziente stesso durante il ricovero.

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Aiuto malasanità: come dare la prova?

In altre parole, di fronte a un caso di malasanità, chi deve provare cosa?

Per provare un caso di malasanità, si dovrà essere in grado di dimostrare che il trattamento è stato effettuato presso la struttura e che ne è conseguito un aggravamento della situazione patologica. Sarà la struttura a dover provare l’assenza di colpa.

Nel caso ad esempio delle infezioni ospedaliere, sarà la struttura, a deve provare di aver adottato in concreto tutte le misure volte a porre rimedio alle carenze organizzative e al deficit igienico.

Prova difficilissima se consideriamo che in linea generale, con riguardo alla tematica delle infezioni nosocomiali, si tratta di un fenomeno di norma prevedibile (e quindi evitabile da parte della struttura), poiché costituisce una tipica “complicanza” possibile che l’attività sanitaria è chiamata ad affrontare tutti i giorni e che è tenuta ad evitare adottando specifiche procedure.

Infatti, ogni struttura sanitaria è tenuta a prestare quotidianamente la massima attenzione preventiva, mediante adozione di idonee misure che garantiscono la sterilità degli ambienti, del personale e delle attrezzature ed il loro costante e continuo monitoraggio. C’è chi parla addirittura in questi casi di una responsabilità per rischio “oggettivamente evitabile”.

Aiuto malasanità: ottenere il risarcimento

Appurati quali sono i presupposti del connubio malasanitàrisarcimento, la faridica domanda è: “Malasanità: a chi rivolgersi?

In questi casi, la figura specializzata per richiedere il risarcimento dei danni è senz’altro quella dell’Avvocato. Disporre di uno Studio Legale che si interessi approfonditamente del caso e ti aiuti definitivamente ad essere ripagato per i danni e le sofferenze subite, è di gran lunga la scelta migliore.

In casi di malasanità, infatti, per ottenere il risarcimento dei danni, l’assistenza di un professionista qualificato, che si occupa esclusivamente di responsabilità medico-sanitaria, può realmente fare la differenza, per il suo grado di specializzazione e la conoscenza approfondita della materia.

In merito ai tempi entro cui è possibile richiedere un risarcimento, ti suggerisco di leggere anche questo articolo tempi per denuncia di malasanità: quali sono?

Se fin qui ti risulta tutto chiaro e vuoi sapere se il tuo caso sia effettivamente un caso di malasanità e hai bisogno di aiuto per verificare l’esistenza dei presupposti che abbiamo visto nell’articolo, puoi richiedere un colloquio presso il nostro Studio, attraverso questa pagina.

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