Morte del paziente e Causa all’ospedale: implicazioni legali, responsabilità e risarcimento dei danni subiti.
Causa per Morte in Ospedale: Un’espressione che evoca un complesso intreccio di eventi, decisioni mediche e responsabilità giuridiche.
L’ambiente ospedaliero, in cui confluiscono competenza medica, delicatezza delle cure e complessità delle decisioni, è il palcoscenico in cui si gioca il dramma umano della vita e della morte. Quando un paziente cessa di vivere durante il suo soggiorno in ospedale, emergono questioni complesse che spesso richiedono un’analisi dettagliata da diverse prospettive. In questo contesto, l’espressione “causa per morte in ospedale” assume un ruolo di rilevanza cruciale, richiamando l’attenzione su situazioni in cui la struttura ospedaliera potrebbe essere chiamata a rispondere legalmente.
La connessione tra l’evento della morte di un paziente e le eventuali responsabilità legali dell’ospedale solleva una serie di interrogativi che spaziano dall’adeguatezza delle cure fornite alla corretta gestione dei rischi clinici.
Questo articolo si propone di esaminare in profondità le sfaccettature delle situazioni in cui una morte in ospedale potrebbe condurre a un’azione legale, analizzando le circostanze in cui l’ospedale potrebbe essere considerato responsabile e le basi giuridiche su cui tali accuse potrebbero fondarsi.
Morte del paziente: quando l’ospedale è tenuto a risarcire?
Quando un paziente muore mentre è ricoverato in ospedale per ritardi, errori medici, o addirittura malasanità, i familiari possono avere diritto al risarcimento dei danni per la morte del congiunto al ricorrere di determinati presupposti previsti dalla legge.
Purtroppo, il decesso di una persona cara è un’enorme sofferenza, soprattutto quando avviene in circostanze dubbie, come nei casi in cui la morte segue ad un errore medico. Il dolore si mescola con la rabbia. Si cerca di dare un senso, una spiegazione, a quello che è successo. Si cerca la verità, vogliamo sapere come sia potutto accadere e, soprattutto, se la morte poteva essere evitata.
Sul punto, occorre però fare subito un’importante precisazione che in molti omettono: tra le circostanze che possono determinare la morte di un paziente ci sono una serie di variabili che non sempre dipendono dalle azioni del medico o dalle mancanze dell’ospedale.
Infatti,
il decesso di una persona cara è risarcibile solo se si si può confermare la responsabilità professionale medica.
La domanda quindi da porsi in questi casi è: a quali condizioni ciò è possibile?
In altre parole, quali sono le regole della responsabilità sanitaria? Se il paziente muore, quando l’ospedale è tenuto risarcire i familiari?
Dalla diagnosi errata o ritardata, alla prescrizione farmacologica sbagliata, dall’errore chirurgico alla malasanità, insomma in tutti i casi di morte sospetta, è giusto e fondamentale indagarne approfonditamente le cause. Pertanto, nel caso si intenda intraprendere azioni legali, è consigliabile rivolgersi inizialmente a un avvocato specializzato per ottenere una consulenza adeguata.
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Le responsabilità di ospedali e strutture sanitarie in caso di morte del paziente
Per rispondere alla precedenti domande e comprendere più da vicino le situazioni in cui l’ospedale è tenuto a rispondere, prendiamo in cosiderazione le casistiche più note, alcune delle quali trattate dallo Studio Legale Forestieri, in cui è possibile prospettare la sussistenza di responsabilità dell’ospedale di fronte alla morte di un paziente.
Pensiamo ai casi di una diagnosi troppo frettolosa in pronto soccorso, ad esempio, alle infezioni contratte in struttura durante un intervento chirurgico, o ancora alle ipotesi in cui il decesso per l’eccessivo dilatarsi dei tempi tra la diagnosi e la cura o gli interventi salvavita. Altri casi esemplari sono le complicanze o complicazioni post intervento, intesi come eventi avversi prevedibili ed evitabili
Nell’ipotesi di responsabilità che si cela dietro un’infezione nosocomiale contratta durante un intervento chirurgico (di cui rinvio alla lettura di questo interessante articolo per un ulteriore apprfondimento, atteso che il tema, tra l’altro è molto articolato: Infezioni ospedaliere e risarcimento danni: cosa fare?) possono venire intaccate le capacità respiratorie del paziente, con conseguente insufficienza multiorgano che può portare all’arresto cardiocircolatorio e alla conseguente morte del paziente.
In questo caso, come negli altri esempi, se il paziente muore l’ospedale è tenuto a risarcire i danni nella misura in cui si dimostra il nesso di causa con la condotta colposa dei sanitari.
Morte del paziente in ospedale: cosa stabilisce la legge al riguardo
Senza voler entrare troppo nei tecnicismi della materia, è bene, quindi, esaminare cosa dice la Legge al riguardo ed illustrare una delle principali norme che entrano in gioco in caso di morte del paziente in ospedale.
La disposzione fondamentale che viene in soccorso è quella dell’art. 7 della Legge Gelli Bianco (L. 8 marzo 2017 n. 24) che disciplina la responsabilità civile delle strutture sanitarie o sociosanitarie e degli esercenti le professioni sanitarie.
Tale articolo prevede che la responsabilità dell’ospedale discende dal contratto di assistenza sanitaria che instaura con il paziente contestualmente alla sua accettazione in reparto. La natura contrattuale di questo rapporto comporta, per il soggetto eventualmente danneggiato dall’attività sanitaria dei professionisti alle dipendenze della struttura, il diritto a richiedere il risarcimento dei danni subiti.
In particolare, la regola fondamentale in ambito di responsabilità medica vuole che, il diritto al risarcimento non sorge in presenza di qualsiasi lesione e/o decesso, ma solo quando gli stessi siano conseguenza di un comportamento del personale sanitario, contrario alle linee guida e alle norme consolidate di buona pratica medica, che abbia causato un danno (la lesione al paziente) o la morte dello stesso.
In tali casi, sono responsabili (in gergo tecnico “debitori solidali”) sia il medico che ha avuto in cura il malato che l’ospedale, o struttura sanitaria, ove si trovava ricoverato. Ciò significa, in altre parole, che è ben possibile richiedere il risarcimento tanto al medico quanto all’ospedale.
Orbene, tanto chiarito in punto di diritto, osserviamo, quindi, che perché sia l’azienda ospedaliera a dover risarcire, è importante che sia dimostrato il nesso causale, ovvero che l’evento morte sia direttamente riconducibile all’attività medica negligente del sanitario dipendente della struttura medesima.
In mancanza di collegamento tra la presunta condotta negligente dei medici e il decesso del paziente, è esclusa per legge la possibilità di chiamare in causa l’ospedale per il risarcimento dei danni subiti.
Pertanto, se il paziente è morto per una causa non imputabile ai sanitari della struttura, in questi casi l’ospedale non deve risarcire nulla, dal momento che l’assenza di qualsiasi collegamento con la condotta colposa dei propri dipendenti fa venir meno anche la responsabilità della struttura stessa.
Decisamente indispensabile, a tale riguardo, è pertanto procedere con un accertamento medico-legale volto a dimostrare tale requisito ed in grado di stabilire con esattezza come la condotta o l’omissione del medico o della struttura abbia determinato il precipitare della situazione fino a conseguenze irreversibili.
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Morte del paziente e risarcimento da parte dell’Ospedale: conclusioni
Nel caso di morte del paziente, l’ospedale può essere chiamato a risarcire i danni a favore degli eredi che ne facciano richiesta. Questo obbligo sussiste anche se la responsabilità è esclusiva del medico, dal momento che, come abbiamo visto in questo articolo, sia la struttura sanitaria che il medico rispondono “in solido”, ovvero sono entrambi obbligati al risarcimento dei danni, subiti dal paziente. Sarà poi eventualmente l’azienda a rivalersi sul suo dipendete/collaboratore (il medico) che ha cagionato il danno.
L’importante, è riuscire a dimostare che la morte del paziente sia dovuta alla negligenza o all’imprudenza dei sanitari oppure della struttura.
Una volta dimostrato che la morte sia diretta conseguenza dell’errore del medico, occorre poi stabilire i danni che gli eredi possono richiedere all’ospedale. Sul punto non posso dilungarmi molto in questo articolo dal momento che ne abbiamo già parlato in modo approfondito qui: “Morte per colpa medica: quale risarcimento spetta ai familairi della vittima?“.
Ti basti al momento sapere che, l’erede, può chiedere il danno parentale, ovvero il risarcimento del danno subito dal coniuge, figli o altri parenti in prima persona, quale sofferenza patita per la perdita del parente; può anche chiedere il danno (iure hereditario) che si è generato nella sfera del defunto prima della morte e che viene tramandato (ereditato) dal coniuge, dai figli o dagli altri parenti.
Per ottenere un equo risarcimento dei danni va tenuto poi presente che il diritto al risarcimento del danno parentale si prescrive in 5 anni, quindi entro tale termine, che decorre dal momento in cui è chiaro il motivo del decesso, occorre assolutamente rivolgere la richiesta di risarcimento ai soggetti responsabili.
Ad ogni modo, prima di imbarcarsi in un procedimento inutile che si conclude in un nulla di fatto o peggio ancora, prima di intraprendere una lite temeraria, pericolosissima in termini di tempo e denaro e di conseguenze negative che ne possono derivare per le sanzioni che verranno applicate, è bene richiedere un valutazione preliminiare del caso tramite un’attenta assistenza specialistica.

Avv. Angelo Forestieri
Avvocato con focus sulla Responsabilità civile e il Risarcimento danni alla persona e autore di varie pubblicazioni nei principali portali giuridici sui temi della responsabilità medica e della struttura sanitaria.
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