Risarcimento diagnosi errata: quando è possibile?
Abbiamo visto in questo articolo: Diagnosi sbagliata: cosa fare? che un errore diagnostico si configura normalmente quando il sanitario, in presenza di uno o più sintomi lamentati dal paziente, non sia in grado di inquadrare il caso clinico in una patologia nota alla scienza ovvero lo inquadra in maniera errata.
In verità l’errore diagnostico, può configurarsi anche quando il sanitario ometta di eseguire o disporre controlli ed accertamenti doverosi ai fini di una corretta valutazione della diagnosi.
Non solo, la condotta del medico, può dirsi colposa anche nelle particolari ipotesi di diagnosi differenziale ovvero, in quelle situazioni in cui la sintomatologia lamentata dal paziente dovrebbe indurlo a formulare una diagnosi diversa, ma egli non vi provveda e resti nella posizione diagnostica iniziale, errata.
In questi casi, se il sanitario omette di effettuare i dovuti esami clinici può essere chiamato a rispondere dei danni provocati nei confronti del paziente vittima dell’errore.
Ma vediamo, questo articolo, cosa si intende per diagnosi differenziale e quando questa può comportare profili di responsabilità in capo al sanitario, imputabile del risarcimento dei danni subiti eventualmente dal paziente.
Diagnosi differenziale: cos’è
La “diagnosi differenziale” in medicina è quel procedimento che tende a distinguere tra patologie che possono presentare sintomi e aspetti simili.
E’ un percorso di esclusione, non solo dal punto di vista logico ma anche scientifico, come quello che viene utilizzato dagli investigatori che procedono per esclusione quando cercano di individuare il colpevole.
Si analizza in maniera precisa e particolarmente approfondita, ogni aspetto relativo alla salute del paziente allo scopo di effettuare una corretta diagnosi evitando possibili errori di valutazione.
Le valutazioni vengono compiute non solo sull’evidenza attuale e dei dati (anamnesi, esami obiettivi e di laboratorio) ma anche in base alle statistiche ed all’esperienza del medico.
In pratica, quando il medico si trova di fronte ad una sintomatologia idonea a formulare più ipotesi vaglia le possibili strade per non escludere che si possa trattare, in presenza di sintomi simili, di un’altra patologia, magari più grave e più pericolosa per la salute del paziente.
Una diagnosi superficiale può provocare anche conseguenze gravi nel paziente.
Ora, se pur in presenza di sintomi che sono idonei a concludere per un’altra diagnosi, il medico rimane arroccato sulla sua diagnosi iniziale, senza considerare la situazione come riferibile ad altra patologia, o comunque, la esclude a priori, nonostante i forti dubbi rappresentati dalla sintomatologia del paziente, la condotta del medico non sarà esente da censure.
Per fare un esempio, pensiamo al caso di un paziente che giunge al pronto soccorso con coliche renali ed altri sintomi che portano a due spiegazioni possibili e il paziente non venga sottoposto agli esami necessari per escludere una di quelle due ipotesi, da cui conseguirebbe l’adozione di un intervento urgente (operazione, trasferimento del paziente etc) per la cura dello steso.
L’errore, per il medico, consisterebbe nell’essere stato superficiale nella valutazione iniziale e, ancor più grave, nell’esempio riportato, se il sanitario proseguisse nell’ipotesi iniziale, nonostante il dubbio che “potesse essere qualcos’altro”.
L’obbligo di effettuare la diagnosi differenziale vale non soltanto per le situazioni in cui la necessità della diagnosi è già in atto, ma anche quando è prospettabile che vi si debba ricorrere nel futuro a seguito di una prevedibile modificazione del quadro clinico ( ad esempio per una possibile immediata emorragia).
Da quanto detto finora, si può ritenere, quindi, che la colpa sia da escludere solo quando il medico raggiunga la certezza che la patologia alternativa può essere esclusa.
Viceversa, la condotta medica potrà essere censurata se:
- ci si trova di fronte ad una sintomatologia idonea a due diagnosi e non vi si procede;
- nei casi in cui non vi sia certezza assoluta sull’effettiva diagnosi e il medico non effettui tutti gli esami possibili per arrivare ad una corretta qualificazione;
- il medico si affidi unicamente all’anamnesi fornita dal paziente, senza accertare le reali condizioni che gli sono state riferite.
Risarcimento danni diagnosi errata: come ottenerlo.
Per richiedere il risarcimento dei danni subiti a causa di una diagnosi errata occorre analizzare tutti i fattori e le circostanze del caso specifico che hanno influito nella valutazione e nella relativa condotta medica.
Sono a tal fine rilevanti i seguenti aspetti:
- quadro clinico confuso dall’assunzione di un farmaco precedentemente alla visita;
- intervento d’urgenza;
- se il paziente non riferisce di un sintomo invece importante;
- se il paziente non è conosciuto personalmente dal medico (esempio disturbi psicosomatici).
Oltre a tenere conto di queste circostanze è opportuno chiedersi:
- Cosa sarebbe successo in caso di diagnosi tempestiva o corretta?
- L’errore diagnostico ha inciso sul trattamento terapeutico?
- Il pregiudizio di cui oggi mi lamento si sarebbe verificato ugualmente?
A fronte dell’errore diagnostico occorre accertare se la terapia consigliata sia stata totalmente inutile, ed in secondo luogo verificare se da essa sono scaturite conseguenze psico-fisiche, quale danno biologico, eziologicamente riconducili all’errata diagnosi.
L’errore diagnostico determina una prima conseguenza in capo al paziente negandogli una libera scelta terapeutica, di fatto inibendogli il diritto all’autodeterminazione. A ciò si aggiunga ch eventuali errori diagnostici compromettono, oltre alla salute fisica, l’equilibrio psichico della persona, specie se l’errore riguarda la diagnosi di malattie assai gravi e comunque in grado di pregiudicare grandemente la serenità del paziente per le sue prospettive infauste e quindi ansiogene.
Ogni caso, tuttavia, presenta particolarità sue proprie, per questo deve essere analizzato in dettaglio: occorre infatti verificare con il massimo scrupolo se ci siano o meno gli estremi per un’azione risarcitoria e quali sono gli aspetti della vita quotidiana siano stati maggiormente preclusi o limitati, quali conseguenza dell’errore medico.
Per far fronte a tali esigenze, puoi trovare ulteriori informazioni consultando questa pagina.

Avv. Angelo Forestieri
Avvocato con focus sulla Responsabilità civile e il Risarcimento danni alla persona e autore di varie pubblicazioni nei principali portali giuridici sui temi della responsabilità medica e della struttura sanitaria.
Puoi contattare l'Avvocato attraverso il modulo della pagina "contatti" all'interno del Sito.